La Commissione Ue ha proposto nuove norme per dare più flessibilità agli Stati nel fissare le aliquote Iva e creare un contesto fiscale più favorevole allo sviluppo delle Pmi. È la fase finale della revisione della legislazione Iva, che porterà alla creazione di uno spazio unico europeo.
L’Europa prepara la rivoluzione dell’Iva. Dopo l’approvazione, a inizio dicembre, della direttiva che aggiorna le regole sulle vendite intracomunitarie digitali ieri il commissario all’Economia Pierre Moscovici ha presentato le proposte sulla flessibilità delle aliquote nazionali all’interno di una nuova “gabbia” di riferimento. Lo scopo è completare il percorso di armonizzazione di un’imposta importante – su cui gli Stati costruiscono buona parte degli incassi tributari e cioè delle politiche sociali – ma anche di ripristinare regole omogenee di concorrenza tra imprese, oltre a chiudere i buchi che consentono ancora oggi un’evasione drammatica, almeno 50 miliardi volatilizzati tra frodi ed elusioni. La semplificazione passa in sostanza dalla fissazione di aliquote il più possibile armoniche nell’area dei 27, con la possibilità per gli Stati membri di agire comunque su alcune categorie di prodotti ad aliquota ribassata, e di allargare l’area delle esenzioni per le piccole imprese – con lo scopo di consentire una migliore competitività delle micro aziende. Proprio le società più piccole (che rappresentano il 98% del totale delle aziende in Europa) e attive su più mercati pagano oggi il gap di concorrenzialità più alto, dovuto ai costi di gestione amministrativa dell’Iva: si calcola l’11% in più rispetto alle aziende che agiscono solo sul mercato nazionale. L’imposta (tendenzialmente) unificata in area Ue consentirà, secondo i tecnici di Bruxelles, un risparmio del 18% dei costi di compliance aziendale. Nel progetto Moscovici, oltre all’aliquota standard non inferiore al 15%, gli Stati membri potranno scegliere due aliquote ridotte comprese tra il 5% e l’aliquota base, in aggiunta a una esenzione Iva (o “tasso zero”) ed un secondo scaglione ultra-agevolato con aliquota inferiore a quella già ridotta. L’attuale complesso elenco di beni e servizi a cui possono essere applicate aliquote ridotte sarà abolito e sostituito da un nuovo elenco di prodotti “voluttuari” su cui l’aliquota standard nazionale andrà applicata obbligatoriamente (come armi, bevande alcoliche, giochi d’azzardo e tabacco). Le politiche di agevolazione sull’Iva – che è un tributo comunitario – dovranno comunque garantire che l’aliquota media ponderata nazionale sia almeno del 12 per cento. La partita della lotta all’evasione comunitaria dell’Iva/Vat si gioco comunque su almeno altri due tavoli. Il primo è la riforma dell’Iva sull’e-commerce, che andrà a regime tra l’anno prossimo e il 2021, con la semplificazione dell’imposta da applicare (sarà in sostanza quasi sempre quella del Paese di destinazione del bene/servizio). Nelle more la semplificazione degli adempimenti deve però poter contare sulla cooperazione amministrativa rafforzata dei 27 perla caccia alle frodi. E proprio da oggi entra in vigore il Regolamento 2017/2454 sulla collaborazione tra amministrazioni che modifica il testo base del Regolamento Ue 904 del 2010. Con la consapevolezza, ormai chiara, che il “rubinetto” delle truffe va chiuso all’origine, con il controllo anticipato della qualifica di “soggetto passivo” tenuto al pagamento.
tratto da “Il Sole24Ore” di Alessandro Galimberti e Paolo Centore