A Roma si è tenuta l’Assemblea dell’Associazione nazionale dei contact center in outsourcing. Papagni: “servono stabilità, certezze e snellimento delle procedure. Le imprese sono chiamate quotidianamente a fare investimenti significativi per assicurare un servizio sempre più efficiente”.
La sede nazionale di Confcommercio a Roma ha ospitato il 26 giugno l’Assemblea di Assocall, l’Associazione nazionale dei contact center in outsourcing. Dopo il saluto di Romolo Guasco, direttore centrale della Rete associativa di Confcommercio, che ha sottolineato come “stiamo vivendo un periodo di grandi trasformazioni e quindi c’ė sempre più bisogno di un presidio solido di assistenza alle imprese come quello che Confcommercio offre”, si è tenuta la parte pubblica dell’Assemblea con numerosi interventi sugli argomenti di maggiore attualità per il settore, dalla legge 11 gennaio 2018 al regolamento europeo 679 del 2016. Nel pomeriggio, la parte privata si è aperta con la relazione del presidente, Leonardo Papagni, che dopo aver sottolineato che “le nostre imprese sono responsabili, non hanno paura del nuovo senza sentirsi nuoviste e pensano alla tradizione senza essere tradizionaliste”, si è rallegrato che il numero delle imprese associate abbia superato quota 200 (“un gran bel numero che sta ad indicare che abbiamo credibilità, che trasmettiamo fiducia”). L’obiettivo da raggiungere, per Papagni, “è dare slancio, solidità e sostenibilità alle nostre imprese”, oltre che “accendere il sistema ed investire nell’innovazione diffusa ed abilitante. Il piano di Impresa 4.0 si conferma come un punto di partenza importante per le aziende, alle quali, come Confcommercio, abbiamo dedicato gli Ecosistemi digitali. Del resto, nell’ultimo triennio, il 37,5% delle imprese che utilizzano tecnologie 4.0 ha aumentato l’occupazione, più del doppio delle altre imprese. Innovazione significa anche rendere più efficace la pubblica amministrazione. E significa anche permettere che alle gare pubbliche possano partecipare anche le piccole e medie imprese”. Il presidente di Assocall ha quindi ricordato i “momenti di grande tensione dell’anno appena trascorso che si sono trascinati anche nel 2018”, come la legge numero 5/2018 che impone alle aziende di richiedere all’AGCOM la numerazione di riconoscimento o in alternativa la segnalazione di una identità della linea a cui essere contattati e il regolamento sulla privacy dell’Unione Europea. Quanto al tema del salario minimo, “abbiamo la preoccupazione – ha detto Papagni – che questa misura finisca per disperdere un patrimonio di relazioni e traguardi ottenuti. C’è in gioco la consolidata storia di contrattazione collettiva del nostro Paese”. Mentre il problema del cosiddetto telemarketing selvaggio “va affrontato e risolto poiché la scorrettezza e l’illegalità di una strettissima minoranza rischia di mettere in pericolo ed in cattiva luce il lavoro della maggioranza di aziende oneste, che rispettano le leggi”. Il presidente di Assocall ha proseguito ricordando che “quello che stiamo vivendo è un momento cruciale per il futuro del settore in cui operiamo. Dal punto di vista economico siamo esposti a numerosi fattori di incertezza legati, soprattutto, ai rapporti che vedono il settore outsourcing soggetto alle imposizioni dei committenti”. E ha poi chiesto “stabilità e certezza. Le imprese sono chiamate, quotidianamente, ad effettuare investimenti significativi in innovazione dell’offerta e dell’organizzazione, per assicurare un servizio sempre più efficiente che viene loro chiesto. Al legislatore ed alle istituzioni chiediamo certezze e snellimento delle procedure”. “Crediamo – ha concluso Papagni – in una vera alleanza tra impresa, lavoro, politica per percorrere assieme la strada della ripresa economica e sociale, per lo sviluppo delle nostre imprese, per dare ai nostri giovani il gusto del futuro, per esercitare la nostra responsabilità verso l’Italia”.