Dopo i sigilli posti ad uno stabilimento di Genova per violazione della direttiva Bolkestein, il presidente Capacchione: “Da anni si attende una riforma della disciplina delle concessioni demaniali marittime”.
”Purtroppo, i ritardi delle istituzioni aprono spazi a una supplenza giudiziaria che rischia di danneggiare il Paese”. Lo dice Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio, riferendosi ai sigilli posti ad uno stabilimento di Genova, nonostante la proroga della concessione. “Da anni – spiega – si attende una riforma della disciplina delle concessioni demaniali marittime che metta in sicurezza questo importante settore dell’economia nazionale, precarizzato da un’errata interpretazione della direttiva europea Bolkestein. Il Parlamento, con una decisione unanime nell’ultima Legge di Stabilità, ha individuatoun percorso di riforma estendendo la durata delle concessioni vigenti di quindici anni”. “Questa norma – fa notare – non è stata impugnata dall’Unione europea e, finora, non è stata disapplicata da alcun giudice italiano. Pertanto appare, francamente, sconcertante, anche alla luce di siffatte circostanze, quanto accaduto a Genova con l’insistenza della Procura di quel Tribunale a chiedere il sequestro preventivo, tra
l’altro non obbligatorio e ripetutamente rigettato dai giudici, di una parte della concessione dei bagni Liggia”. Si sottolinea che – continua Capacchione – la materia delle concessioni demaniali, (e le relative controversie su durata, cause estintive o modificative), sono di competenza dei Giudici specializzati amministrativi (Tar e Consiglio di Stato), mentre la decisione sul sequestro è stata adottata da un Giudice penale per la presunta violazione di una norma del Codice della Navigazione, l’articolo 1161, che prevede una contravvenzione che ha conservato, probabilmente per una svista del Legislatore dell’epoca (legge 689 del 29 novembre 1981), la rilevanza penale ancorché estinguibile con il pagamento di alcune centinaia di euro a titolo di oblazione”. “Tutti gli illeciti – puntualizza il presidente del Sib – di quella parte del Codice della Navigazione sono stati depenalizzati. Pertanto riteniamo che le istituzioni debbano valutare se conservare la rilevanza penale di questa contravvenzione o, invece come riteniamo noi, trasformarla in illecito amministrativo, anche al fine di evitare un contrasto di orientamento fra giurisdizioni foriero di incertezza e sconcerto”.