Per il presidente di Confcommercio l’innovazione “deve essere quanto piú reale, diffusa, alla portata di tutti”. Ma è buona solo quando “allarga il mercato e non penalizza la concorrenza”. E allora sí alla web tax, ma “la chiave non è nella tecnologia in sé, ma nella cultura e nella formazione”.
Per rimediare ai segnali di rallentamento dei consumi e della produzione “la prima cosa da fare é evitare gli aumenti delle aliquote Iva”, ma serve anche “una spinta sull’innovazione. Così Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, nel suo intervento al convegno “La distribuzione tra intelligenza artificiale, e-commerce ed abitudini di consumo”. Alla fase attuale di incertezza politica ed economica si aggiunge, per Sangalli, “un’incertezza piú strutturale, dovuta alla globalizzazione e all’innovazione, che ormai fa parte del mercato e delle nostre vite, e che ha determinato un cambiamento profondo degli stili di vita, dei modelli di consumo e di ció che viene richiesto alle imprese per avere successo”. È un cambiamento con il quale deve fare i conti un’organizzazione come Confcommercio, che “ha l’ambizione è la responsabilitá di rappresentare un settore, il terziario di mercato, che vive l’innovazione sulla propria pelle e la trasforma in quotidianità per tanti consumatori”. È la Confederazione, ha proseguito Sangalli, “é convinta che l’innovazione deve essere quanto piú reale, diffusa, alla portata di tutti, anche nell’impresa più piccola e nel negozio tradizionale”. Deve insomma diventare “innovazione sociale perché solo così é buona innovazione, quando cioè allarga il mercato e non penalizza la concorrenza”. In parole povere, “quando ci sono paritá di regole e di tassazione”, come potrebbe garantire la web tax. “La chiave – ha concluso Sangalli – non è però nella tecnologia in sé, ma nella cultura e nella formazione. Una formazione che dia senso all’innovazione, al digitale, alla tecnologia e sappia collegarla al nostro essere persone, comunità e società”.