A MIlano la cerimonia conclusiva del riconoscimento sostenuto da Confcommercio – Imprese per l’Italia. Assegnati 4 Premi, 10 Menzioni Speciali e un Riconoscimento Europeo.
Presso il Piccolo Teatro di Milano ha avuto luogo la cerimonia della sesta edizione del Premio Giorgio Ambrosoli. Promosso dalla famiglia Ambrosoli e da Transparency International Italia, sostenuto da Confcommercio – Imprese per l’Italia, da quest’anno in collaborazione con il Parlamento Europeo, e con il patrocinio del Comune di Milano, della Camera di Commercio di Milano, l’adesione di Fondazione Rete Imprese Italia e del Piccolo Teatro di Milano e d’Europa, il Premio Giorgio Ambrosoli riconosce valore agli “esempi invisibili” di professionisti che si siano contraddistinte per la difesa dello stato di diritto tramite la pratica dell’integrità, della responsabilità e della professionalità, pur in condizioni avverse a causa di “contesti ambientali” o di improprie pressioni contro la legalità nel contesto in cui hanno operato. Questa edizione ha messo in evidenza in particolare modo il programma di interventi su tutto il territorio d’Italia: messa in rete permanente di tutti i premiati di ogni edizione per accompagnare e supportare le loro singole azioni, e per agevolare la possibile costituzione di una “voce unica” su una serie di temi volti alla tutela e al rafforzamento dello stato di diritto in Italia; la promozione di una effettiva e concreta attuazione delle misure già esistenti, di protezione dei testimoni di giustizia e in genere di chi si espone denunciando o non piegandosi a minacce e intimidazioni, con particolare attenzione alla possibilità di intraprendere libera impresa, e alla tutela degli imprenditori e del libero mercato; la promozione di un programma di intervento pedagogico sulla responsabilità individuale attraverso un approccio innovativo all’educazione pedagogia civica nelle scuole con una collaborazione in via di definizione con Fondazione Adriano Olivetti e altri operatori psico-pedagogici specializzati); il sostegno di un programma dedicato ad accompagnare, monitorare e rafforzare i meccanismi di corretto funzionamento dei mercati, in particolare il settore finanziario; l’ottimizzazione e rafforzamento (ove necessario) dei codici di condotta e dei sistemi di autoregolazione già esistenti presso associazioni di impresa e ordini professionali; il contributo e l’accompagnamento ai processi esistenti di valorizzazione dei beni confiscati e beni pubblici, in collaborazione con l’associazione specializzata Circola.org. Anna Lapini, componente di giunta incaricata per Legalità e Sicurezza di Confcommercio-Imprese per l’Italia, ha chiuso il suo intervento con la proiezione del trailer della legal series “Il titolare”, sottolineando: “abbiamo imparato che fare cose contro la criminalità significa anche riuscire a coinvolgere su questi temi tutti quelli che non andrebbero mai ad un convegno tradizionale o non aprono un giornale. E abbiamo imparato che diffondere la cultura della legalità significa anche trasmettere emozioni. Per questo abbiamo voluto presentare proprio al Premio Ambrosoli il trailer de ‘il Titolare’, una black comedy ad episodi su impresa e criminalità. Perché è un altro modo, di riconoscere, anche con qualche risata, quell’impegno, quella professionalità e quella integrità che contraddistingue la quotidianità di ogni imprenditore. Siamo vicini agli imprenditori che denunciano, a chi si ribella alla corruzione e all’illegalità, e a chi semplicemente pur con fatica non perde l’entusiasmo di fare impresa, perché è un combattente che affronta ogni giorno mille difficoltà”.
La sesta edizione ha assegnato 4 Premi, 10 Menzioni Speciali (ndr: nove sono quelle che troverete citati, per motivi di privacy) e un Riconoscimento Europeo.
Premio Giorgio Ambrosoli
Tina Martinez, moglie di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, che il 23 maggio 1992 rimase ucciso nella strage di Capaci, insieme al magistrato, la consorte e gli altri due agenti della scorta. La signora Montinaro decise di rimanere nella sua Palermo, dove trovò il calore, la vicinanza e l’ammirazione dei palermitani. Negli ultimi 26 anni, ha girato per l’Italia recandosi nelle scuole e partecipando ad incontri per la legalità, raccontando la storia di suo marito, del magistrato Falcone e del forte rapporto professionale, ma anche personale che ha legato loro e anche Dicillo e Schifani, nella lotta antimafiosa. Affinché la memoria costituisca la base da cui partire per difendere la legalità.
Nicola Pondrano e Bruno Pesce di Casale Monferrato, primi a sospettare che le morti avvenute all’Eternit fossero dovute all’amianto. Il signor Pondrano, ex lavoratore e delegato sindacale nella fabbrica e il signor Pesce, al tempo sindacalista e segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato, indagarono e lottarono per dimostrare che le svariate morti di colleghi e amici in fabbrica fossero da attribuire alla tossicità della polvere di amianto. Nel 1992, venne conquistata la Legge n. 257 che pose fine a “estrazione, importazione, utilizzo e commercializzazione dell’amianto in Italia”. Questa lunga lotta è stata fortemente e costantemente partecipata da un nutrito gruppo di ex dipendenti Eternit. Oggi, Pondrano e Pesce sono vice presidenti di Afeva (Associazione Familiari e Vittime Amianto). Con loro sul palco a ritirare il premio la dottoressa Daniela Degiovanni, che con loro ha combattuto giorno dopo giorno il mesiotelioma, tumore specifico dato dall’amianto.
Donato Ungaro, giornalista ed ex vigile urbano nel paese emiliano di Brescello, ovvero fino a ché le sue inchieste non divennero scomode per il primo cittadino, il quale intentò un procedimento disciplinare nei confronti dell’agente, finendo poi per allontanarlo, licenziandolo. Nel 2015, la Cassazione ha confermato l’illegittimità del licenziamento di Ungaro, dovuto alle informazioni che l’amministrazione del paese, in combutta con associazioni di stampo mafioso, non voleva fossero diffuse. Donato Ungaro non ha abbandonato il giornalismo, ma lo affiancato al lavoro di autista di autobus a Bologna per la società Tper, continuando a scrivere in difesa della legalità in Emilia-Romagna.
Vincenzo Linarello. Nasce a Locri, dove, negli anni 90, fonda il Gruppo di volontariato Akatistos, che si occupa di pacifismo, mondialità e lotta all’emarginazione sociale. Collaborando con Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Linarello si dedica ai disoccupati calabresi, dando il via adnun vero e proprio incubatore (‘97/’98) per la nascita di cooperative sociali e imprese individuali sul territorio. Nel 2003 crea il Gruppo Cooperativo Goel, un progetto culturale di cambiamento per la Calabria. Goel non è un nome scelto a caso: significa il “riscattatore”. (Nel 2008 è tra i promotori dell’Alleanza con la Locride e la Calabria, sottoscritta ad oggi da più di 3000 persone, 740 enti e organizzazioni, che si propone di ostacolare il dilagare della ‘ndrangheta e delle massonerie deviate.) Il suo impegno è dimostrare che le mafie sono inutili e fallimentari, mentre l’etica è efficace e metodo vincente non solo nel campo morale ma anche del fare.
Riconoscimento Europeo
Iréne Frachon, medico di Brest, con i suoi studi, dimostrò la nocività di benfluorex e fenfluramina, sostanze contenute nel farmaco Mediator (in Italia Mediaxal). Tuttavia, portare alla luce tale scoperta non fu affatto facile per la dottoressa francese, poiché il farmaco in questione era prodotto dalla Servier, azienda farmaceutica fondata da Jacques Servier, amico intimo del presidente Nicolas Sarkozy. Nel 2009 finalmente venne ritirato il farmaco dal commercio, tuttavia non si specificò il motivo, né l’effettiva pericolosità dello stesso. Nel 2010 Frachon pubblica il libro “Mediator, quanti morti?” che venne ritirato immediatamente dalla stampa (in seguito tornerà in libreria), facendo però scoppiare lo scandalo che colpì sia Servier sia il presidente in carica Sarkozy.
Menzioni Speciali
Marta Cabriolu, Sindaco del comune sardo di Villacidro. Nel corso del suo mandato, ha ricevuto ben due gravi intimidazioni, consistite nell’incendiamento della sua auto e in un attacco personale. Cabriolu non si è lasciata scoraggiare da tali atti, dichiarando che per un po’ si sarebbe spostata a piedi, forte del suo lavoro appassionato e dell’amore per il suo paese. Con lei tutta la Giunta è unita nel contrasto ai poteri occulti e agli interessi personali forti di carattere mafioso presenti nel territorio del comune sardo.
Antonio Cottone, Presidente di Ape Confcommercio Palermo e titolare, con i fratelli Marcello e Roberto, di una pizzeria. In seguito a un episodio di grande coraggio, che lo ha visto opporsi all’azione di due mafiosi e collaborare all’arresto degli stessi, presentatisi a chiedere il pizzo presso il suo ristorante, il signor Cottone ha partecipato attivamente alla lotta antimafiosa, diventando testimonial della giornata della legalità di Confcommercio: “Legalità, mi piace!”.
Giuliano Bastianello, imprenditore di Padova, attivo dal 1984 nel settore delle forniture per i Beni Culturali ha denunciato diversi appalti truccati attirandosi le querele per diffamazione e calunnia mosse dalle persone da lui indicate come responsabili. Dopo 16 anni e una decina di processi è stato prosciolto per aver detto il vero. Estromesso dal suo mercato ha ripreso l’insegnamento di storia dell’arte portando nelle scuole le sue esperienze professionali e di condotta etica(Format “Scuola di Corruzione”). E’ impegnato attivamente su progetti per l’introduzione di metodiche di trasparenza e Accesso Civico nelle Pubbliche Amministrazioni.
Cataldo Motta, già Procuratore della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Lecce, che per anni ha combattuto strenuamente nella divisione antimafia. I suoi maggiori successi nella divisione antimafia, sono stati i colpi inferti alla Sacra Corona Unita, organizzazione mafiosa salentina. L’ultima operazione da lui svolta prima della pensione ha portato a ben 54 arresti di membri della stessa organizzazione. Questo è solo l’ultimo dei tanti soddisfacenti risultati che il dott. Motta ha ottenuto nel corso della sua carriera votata alla lotta alla criminalità organizzata.
Giovanna Ceribelli, commercialista e revisore dei bilanci ospedalieri, ha dato il via all’inchiesta sulle gare truccate nella sanità lombarda. La sua tenacia nel contrastare l’illegalità negli appalti pubblici, in particolare nella sanità, l’ha portata a scovare, scavando a fondo, diverse gare vinte illegittimamente proprio in ambito sanitario. Ceribelli continua a lavorare ostinatamente come revisore contabile negli ospedali per ottenere onestà e trasparenza da entrambi i contraenti degli appalti pubblici, gli ospedali, da una parte, le istituzioni, dall’altra.
Marilena Natale, giornalista, da oltre 20 anni indaga con coraggio su politici corrotti, sui rifiuti diventati affari per la camorra, così casi di bambini deceduti per tumori occultati, sulla malasanità, e molto altro. Il suo lavoro le è costato la necessità di una scorta personale, a seguito delle diverse minacce ricevute dal clan dei Casalese. Tuttavia continua a combattere la camorra con le sue inchieste, a difendere la sua terra dall’organizzazione mafiosa che la sta soffocando.
Cooperativa “Valle del Marro”. Sotto la guida del parroco del duomo di Polistena Don Pino De Masi con il Progetto “Policòro”, poi in collaborazione con LIBERA, unisce i giovani calabresi nel lavoro e attraverso il lavoro all’insegna della lotta antimafiosa. Dal 2004 a Cooperativa si occupa di coltivare i terreni agricoli confiscati alla ‘ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Non con poche difficoltà, il progetto prosegue, intrecciando i percorsi di vita di giovani, che nei territori della Calabria lottano per affermare la cultura di una libertà di scelta, di lavoro e di vita nei propri territori di origine, che è prima di tutto consapevolezza culturale. Oggi Valle del Marro – Libera Terra è il fiore all’occhiello della regione, segno che non è impossibile sottrarsi alle mafie e avviare la Calabria verso un futuro diverso. Ritira il premio per Cooperativa il Presidente Domenico Fazzari.
Claudio Di Sabatino, Angelo Volpe, Donato Antonicelli, Vigili Urbani di Pescara hanno denunciato un caso di abuso di ufficio da parte del pretore, che aveva commesso un illecito stradale, senza pagare né multa né carro attrezzi. Anziché essere ascoltati, vengono prima sottoposti a procedimenti disciplinari, poi denunciati (e assolti). Dopo anni, l’amministrazione è stata condannata a risarcire i tre, per i quali inizialmente non sembrava esserci possibilità di vittoria. Di Sabatino, Volpe e Antonicelli hanno dimostrato di rispettare la divisa con onore ed onestà, anche a rischio della propria carriera, al fine di raggiungere sempre la legalità. Per tutti.
Alberto Musy, fu consigliere comunale di Torino. Avvocato e Professore di Diritto alla facoltà di Economia per l’Università del Piemonte Orientale. Nel 2012 rimase vittima di un agguato armato davanti a casa sua, che gli costò la vita dopo 19 mesi di coma. A sparare fu il Furchi, che venne condannato per omicidio premeditato per motivi abietti (tre sono le ipotesi dei magistrati). Questi, era candidato nella stessa lista di Musy alle elezioni comunali. Ritira il premio la moglie Angelica Corporandi D’Auvare Musy.