Scrive Salvatore Merlo su Il Foglio: “Fuori dall’Ariston c’è il nulla a Sanremo. Spostare il Festival altrove? Si può”. Anche no. Possiamo comprendere che un evento come il Festival organizzato in una città che negli anni ha saputo accoglierlo con un impegno corale di comune, attività economiche e cittadini possa suscitare, nelle menti più ristrette, invidie e gelosie, ma da qui a far passare Sanremo per una città ove, a parte il Festival, non c’è nulla, arrivando persino a dire che la caratteristica della nostra città sono i topi, l’odore di fogna e i ristoranti che avvelena i clienti con il pesce, direi che ce ne corre. Per non parlare poi del Casinò, visto come un luogo per “spennare” i pensionati, dimenticando i grandi eventi e i personaggi di livello artistico e culturale che ospita durante l’anno, così come il Teatro Ariston.
Nel corso degli anni la “carovana del Festival” è stata accolta e coccolata da Sanremo ed è anche per questo che il Festival della Canzone è legato ormai in modo inscindibile alla nostra città. I ristoratori lavorano giorno e notte incessantemente animati da grande passione e sarebbe troppo riduttivo relegare tutto al mero interesse economico. Solo chi non vive Sanremo davvero durante il Festival non capisce. Per cantanti, giornalisti, tecnici e anche appassionati, i locali di Sanremo sono diventati un punto di riferimento e in moltissimi casi si sono ormai creati rapporti quasi familiari. Altro che avvelenare le persone con il pesce. Nel lavoro dei ristoratori c’è prima di tutto l’orgoglio di presentare al meglio i prodotti del territorio, con la consapevolezza che, non solo durante il Festival, c’è la responsabilità di rappresentare un biglietto da visita importante per l’intero territorio e per chi in questo territorio lavora e contribuisce a produzioni tipiche apprezzate nel mondo.
Non solo. Il Festival stesso è un prodotto dell’intera Italia, dell’intera Liguria e dell’intera provincia di Imperia. E noi sanremesi, insieme all’orgoglio, sentiamo sulle spalle anche tutta la responsabilità di difendere questo prodotto, anche per ciò che rappresenta per i non sanremesi. Per questo come gridiamo “giù le mani dal Made in Italy”, allo stesso modo gridiamo “giù le mani dal Festival”.
Certe considerazioni offendono una città intera e squalificano chi le fa. Sanremo è viva e vitale tutto l’anno e il Festival, per la portata dell’evento, rappresenta l’occasione per dimostrare al mondo questa vitalità. Ed è per questo che i turisti vengono a Sanremo sempre, non solo durante questo evento, che, sicuramente, rappresenta per noi il clou.
Purtroppo Sanremo, come tutte le cose belle, suscita invidie e gelosie. Ma Sanremo è Sanremo. Ci dispiace, ma manco troppo, per i “rosiconi”.