Secondo i dati della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, il fenomeno in Italia colpisce, prima di tutto, il settore della moda. Si stima che il 32,5% del totale delle merci contraffatte si concentra nei capi d’abbigliamento, per un valore di 2,2 miliardi di euro.
Il sistema della contraffazione ha sottratto al sistema economico legale nazionale 5 miliardi e 280 milioni di entrate erariali (circa il 2% del totale delle entrate) e 105mila unita’ di lavoro nel 2016, un dato che si conferma in crescita anche nel 2017. E’ il bilancio tracciato
dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del
commercio abusivo. In cima alle categorie merceelogiche dei prodotti contraffatti sequestrati vi sono moda e abbigliamento, seguono apparecchiature elettriche, calzature, occhiali, orologi e gioielli. Restano in fondo alla classifica, con cifre comunque ragguardevoli, giocattoli, cd e dvd, profumi e cosmetici, apparecchiature informatiche e altre merci. “Negli ultimi anni la Contraffazione si e’ manifestata come un fenomeno pervasivo e ramificato che riguarda tutti i comparti produttivi e ogni prodotto che presenti margini di
profitto interessanti, configurandosi come una vera e propria industria, spesso gestita da organizzazioni criminali di ambito sovranazionale”, ha spiegato Mario Catania, presidente della Commissione. “Il contrasto da parte delle istituzioni competenti – ha osservato – deve percio’ tener conto di tale realta’ estremamente pericolosa e attrezzarsi per dare risposte adeguate – ha osservato – con la Commissione che ho avuto l’onore di presiedere in questi ultimi tre anni e mezzo, siamo giunti alla conclusione che per combattere un fenomeno cosi’ sfaccettato, vi sia la necessita’ di sviluppare un approccio pluridirezionale, che tenga insieme molte e diversificate modalita’ di intervento, dall’adeguamento dell’apparato sanzionatorio e penale, a interventi su tracciabilita’ ed etichettatura, dall’armonizzazione della tutela dei diritti di proprieta’ intellettuale, agli interventi volti a regolamentare il mondo dell’e-commerce”. Catania ha infine auspicato che “nella prossima legislatura il Parlamento abbia modo di perseguire e approfondire il lavoro nel solco tracciato fin qui”. Il settore piu’ interessato in Italia, si legge nella relazione conclusiva della Commissione, e’ quello dell’abbigliamento, per un 32,5% del totale delle merci contraffatte, con un valore della produzione di 2,2 miliardi di euro. A seguire: il comparto degli audiovisivi, per il 28,5% del totale (quasi 2 miliardi di euro di valore della produzione); beni informatici ed elettronici e prodotti alimentari, ciascuno dei due settori per un valore di un miliardo di euro. I sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza tra il 2012 e il 2016, pari a oltre un miliardo di pezzi, per il 63% del totale riguardano beni di consumo (439 milioni di unita’) e giocattoli (251 milioni di unita’), seguiti dagli articoli elettronici (22 per cento con il sequestro di oltre 245 milioni di pezzi) e dal settore moda (15 per cento con oltre 164 milioni di pezzi). L’Organizzazione mondiale del commercio stima che i beni contraffatti rappresentino ormai tra il 5 e il 7% del commercio mondiale, per un valore di circa 600 miliardi di dollari all’anno. Tale imponente fenomeno illecito danneggia particolarmente i sistemi economici molto orientati alla ricerca, all’innovazione e alla creativita’, ove si concentrano i marchi piu’ affermati, come l’Italia e, in generale, l’Unione Europea, in cui il 39% del totale dell’attivita’ economica complessiva (per un valore di 4.700 miliardi di euro) e’ generato da industrie ad alta intensita’ di diritti di proprieta’ intellettuale e i prodotti protetti dalla proprieta’
intellettuale costituiscono l’89% delle esportazioni. Il Censis valuta che il fatturato della Contraffazione in Italia nel 2015 ammonti a 6,9 miliardi di euro, in crescita del 4,4% rispetto ai 6,5 miliardi di euro stimati per il 2012, con una perdita di gettito fiscale stimata in 5,7 miliardi di euro (di cui 1,7 miliardi per la produzione diretta e 4 miliardi per la perdita di gettito sulla produzione indotta in altri settori connessi) e oltre 100.000 posti di lavoro sottratti all’occupazione legale.