Secondo i dati di Gfk, nello scorso le vendite di elettrodomestici ed elettronica hanno fatto registrare una diminuzione dello 0,8%. Aires: “dato non grave, ma il settore è sotto pressione per la concorrenza asimmetrica innescata da Amazon e dalle imprese che ad essa fanno riferimento”.
Le vendite di elettrodomestici ed elettronica hanno mostrato nel 2017 una sostanziale tenuta, facendo registrare un calo dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Questo il comento di Aires, l’Associazione italiana dei rivenditori di elettrodomestici, aderente a Confcommercio, commentando i dati di Gfk. Tra i settori in crescita svetta la Climatizzazione con +17% grazie ad una estate particolarmente torrida, seguito dalla telefonia (+3%), dove dopo un triennio di crescite a doppia cifra lo smartphone ha registrato un fisiologico rallentamento. Stabili Grandi e i Piccoli Elettrodomestici (+1% e -1%), in terreno negativo il segmento Tv e video (-8%) e i Computer (-4%). In senso generale si registra una crescita del 9% delle vendite in e-commerce che comprendono anche formule ibride (ordina on-line e ritira in negozio). Pesano tuttavia sul settore le situazioni di alcune imprese che, a seguito della cattiva performance degli ultimi 12 mesi, hanno dovuto dichiarare lo stato di crisi. “Chiudere l’anno a -0,8 rispetto al 2016 non è di per sé grave, come è facile comprendere, tuttavia il settore è sotto pressione a causa della concorrenza asimmetrica innescata da Amazon e dalle imprese che ad essa fanno riferimento. È indispensabile – dichiara il direttore generale Davide Rossi- che vengano attuate misure non protezionistiche ma di semplice ristabilimento di regole uguali per tutti gli operatori. Oltre ai noti temi della tassazione e del costo del lavoro, segnaliamo che le vendite sottocosto sono fortemente regolamentate nei negozi fisici e prive di ogni previsione normativa nell’on-line, così come non è prevista alcuna responsabilità automatica delle piattaforme OTT che non verificano la correttezza dei venditori che ospitano e promuovono tramite i propri marketplace”. “Non bisogna dimenticare che tutti i nostri operatori sono attivi – conclude Rossi – sia tramite i negozi fisici che con i propri siti e anche apps per operare in mobilità; quindi il problema non è certamente la crescita dell’e-commerce ma il fatto che alcuni rivenditori on-line non mirano a generare utili dalla attività di retail ma si muovono in perdita per scelta strategica e predatoria”.