Da Repubblica: Toys “R” Us ha chiuso i suoi 800 negozi ma ormai anche in Italia i giocattoli sempre più spesso arrivano online.
La nuova vetrina dove i bambini possono lasciare gli occhi e accarezzare i desideri fino a Natale è a portata di schermo ogni giorno e ogni minuto, via Internet. Quella tradizionale, invece, finisce sempre più spesso dietro una saracinesca abbassata. Mentre il gigante invincibile Toys “R” Us chiude i battenti negli Stati Uniti, colpendo così 33mila dipendenti, anche in Italia salta agli occhi la sparizione silenziosa di centinaia di rivendite di giocattoli. Specie nei centri storici, dove – dati 2017 di Confcommercio – mancano all’appello rispetto a un anno prima il 20,7% tra librerie e negozi di giochi. Poco da sorprendersi, se crescono gli affitti e calano gli affari. Amazon, eBay e le loro sorelle – che hanno già sulla coscienza la caduta di Toys “R” Us – vendono ormai il 115% del totale dei giochi in Italia, anche grazie a politiche di sconto inarrivabili. E con una crescita che pare inarrestabile: solo nell’ultimo anno l’e-commerce di giocattoli da noi è cresciuto del 24%; le formule che prevedono il click e poi il ritiro in un negozio fisico scendono invece del 3%: più comodo aspettare il fattorino che porterà le costruzioni o la nuova bambola a casa….Ogni giocattolaio, d’altra parte, è il tassello di una rete distributiva che non può deprimersi oltre misura. Il negozio di quartiere è importante perché è parte di un sistema industriale prestigioso, e ancora competitivo. L’industria del gioco è una cosa seria, qui in Italia. Tra fabbriche, ideatori di nuovi prodotti, rappresentanti, commercianti all’ingrosso e al dettaglio, editori di videogame, il settore mantiene oltre 18 mila persone. Anche per questo i negozianti si battono con ogni mezzo. Qualcuno trova rifugio nei centri commerciali. Altri si spostano in periferia per aumentare la superficie delle rivendite a costi ragionevoli. Poi c’è chi emula Amazon e vende via web…. L’Italia, anche con i suoi negozi e un miliardo e duecento milioni di vendite l’anno, resta il quarto mercato in Europa per i giocattoli e l’undicesimo al mondo. C’è ancora tempo per abbassare la saracinesca.
Aldo Fontanarosa
Da Repubblica del 16 marzo 2018