Audizione in Senato, davanti alla commissione Lavori pubblici, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’applicazione del Codice dei contratti pubblici. “Sui buoni pasto si potrebbe pensare a offerte a costo fisso”.
“Il buono pasto sta diventando “cattivo pasto” con il fallimento di Qui! Group, e ha messo in ginocchio la rete di piccole e piccolissime imprese. Un fallimento da 351 milioni, ed è un’azienda a cui Consip ha aggiudicato grandissimi lotti”. Lo ha detto il vicepresidente vicario della Fipe, Aldo Cursano, nel corso di un’audizione in Senato, davanti alla commissione Lavori pubblici, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’applicazione del Codice dei contratti pubblici.”Il problema del fallimento di Qui! Group è che il soggetto che aveva acquisito il rischio finanziario è rimasto con il rischio in casa. Si propone quindi l’estensione del sistema della garanzia definitiva anche a questo tipo di contratti, cioè il servizio sostitutivo di mensa. Nel caso di Qui! Group c’era la garanzia, ma solo a favore di Consip. C’è poi il sistema delle penali, che ad oggi è posto a tutela del contraente pubblico. “Nel Codice potrebbe esser previsto – ha detto Cursano – che vi debbano essere delle penali anche per i ritardi delle società emettitrici dei buoni pasto: si va a saldare il danno che subisce il pubblico esercizio per quanto riguarda il ritardo dei pagamenti”. Sui buoni pasto “si potrebbe pensare a offerte a costo fisso: fai mangiare meglio il dipendente, dai più servizi e ti faccio vincere la gara per questo. Magari per i 7 euro venissero pagati 6,50 euro. E’ un sistema di responsabilità sociale: le imprese hanno dipendenti, c’è il rischio d’impresa. Il buono pasto era visto come un valore aggiunto, mentre oggi è un problema. Oggi c’è un modello in crisi per un sistema perverso che ha messo in ginocchio la nostra rete”.